Gigi Sanna è il fondatore degli Istentales, gruppo nato nel 1995.
La sua indole identitaria, ne caratterizza la persona, esaltandone
la semplicità. Il suo uniformarsi all'isola che lo ha generato, ha
creeato nella sua persona quella voglia di manifestare i propri
sentimenti, i propri ideali, i sogni,
le contrapposizioni sociali, che emergono dai testi che lui stesso scrive e che ne alimentano la musica. Sanna ripercorre il suo cammino di cantautore, ove dubbio e certezza sono una costante, ma al contempo la speranza di un futuro migliore che presto o tardi potrà esser raggiunto, crea nuova linfa vitale determinandone quella spinta
a portare avanti, il suo modo di comporre musica, che ne esplicita tutto il suo pragmatismo. La collaborazione avutasi con Pierangelo Bertoli, (circa cinque anni), di cui Gigi Sanna conserva un nostalgico ricordo; lo descrive come una persona sensibile, vera, sincera e attuale, uno di quegli artisti che scalda i cuori delle persone, e che nel panorama artistico italiano sono venute a mancare, porta il cantautore sardo, a maturare l'esigenza di quella ricerca del brano, del pezzo, che racconti il vivere quotidiano, quella vita molto spesso ardua, a cui pochi prestano orecchio e che in un certo qualmodo la sua musica permette di esser udita anche da chi vive lontano. Sanna ribadisce anche la difficoltà intrinseca dell'essere cantautore, ovverosia riuscire ad esser sempre attuali, partendo dal nostro io originario, senza lasciarsi influenzare dal trasformismo sociale, che spesso e volentieri, cancella le origini e ne omologa le abitudini.
Dubbio e certezza è il vero dualismo che mantiene in equilibro quella nostra natura umana, a volte dirompente su situazioni circostanziali, a volte sottotono nelle vicissitudini del quotidiano. Capirne le essenze più profonde, quelle che legano all'origine le singole nature radicali, costituisce un percorso, che è quello della vita, in cui l'individuo maturale proprie idee, progetti, obbiettivi al fine di traguardarli, ma la discriminante rimane il dubbio/certezza, che ne determina la riuscita o meno. A tal proposito Lucchetta dice
"Le certezze stanno nell'opportunità piano piano di costruire un piccolo puzzle, un insieme di situazioni emozioni grazie all'incontro di persone che all'interno hanno la stessa spiritualità". Un insieme
omogeneo di sensibilità, di perseveranza, di obbiettivi, che non sempre sono individuabili e immediate nel nostro quotidiano, ma che emergono dall'incontro e confronto del nostro ego motivazionale e comportamentale nei rapporti con le persone, con l'ambiente, col tessuto sociale del quale e per il quale, siamo immersi.
In questo frangente il pensiero di Zola introduce ad un modo comportamentale di accogliere il dubbio, in quanto dice "sono i dubbi che ti permettono di capire, di lavorare anche e soprattutto su te stesso, con una crescita dell'autostima volta a migliorare le proprie qualità". E' questo modello comportamentale, umile, propositivo, fiducioso, attento, che prelude a quel elevarsi con coscienza di sé, verso un passaggio, un percorso irto e insidioso, che ne determina la nascita di una certezza, quel valore aggiunto, quel "QUID" che fa si che la mia persona si rassicuri, si accorga, prenda atto che sono consapevole senza remore di quel che ho raggiunto. Le sconfitte sono importanti sostiene Lucchetta, "questo è il momento in cui comprendi che per arrivare a raggiungere l'obbiettivo, occorre comprendere cosa voglia dire mancarlo". Gli fa eco Zola il cui pensiero raggiunge una consapevolezza intima umana "noi lavoriamo per la vittoria. Bisogna accoglierla come una cosa importante, bella. La gratificazione che se ne percepisce, è il raggiungimento di un obbiettivo per cui si è lavorato. Occorre coglierla con la giusta sensibilità e spirito motivazionale, senza che questa saturi la ragione dell'obbiettivo quindi accrescendolo e non mortificandolo.
Di fake news me ne sono occupata a livello di ricerca sociologica, ho avviato un osservatorio di come si informano gli italiani, e una cosa molto curiosa è stata quella che gli italiani pensano che le fake siano fortemente presenti nell'informazione. Si sostiene che tanto in rete ma non soltanto, è falso, o parzialmente falso. Quello che è interessante ,che emerge dalle nostre
ricerche, è che, gli italiani sono convinti che queste notizie false, o parzialmente false sono facilmente riconoscibili.
Allora dove sta il problema? Ci sono le notizie false circolano nella rete e non solo, (gli italiani sostengono che l'informazione nei media tradizionali sia più falsa che non l'informazione sulla rete, perchè nella rete ho la possibilità di controllare).
E' molto difficile per chi fa informazione riconoscere le false notizie, per tante ragioni. Non sono esperto di fake news,
ma noi abbiamo un doppio problema : da una parte c'è l'informazione che produce le notizie false, (chi lo fa consapevolmente, chi lo fa più o meno inconsapevolmente) e poi c'è il tema dei giornalisti che sono vittime a loro volta elle fake news che le rilanciano
come succede molto spesso. Qual'è il grande tema? Il grande tema sta nel motivo perché vengono prodotte le fake news, quale è lo scopo, come si riconoscono, dal momento in cui tu lasci credere che nell'informazione ci siano così tante false notizie allora perché devo credere ai professionisti dell'informazione. Il giornalismo è quello di verificare la notizia, rispetto alle fonti dalla quale viene originata, al fine di produrre un messaggio
veritiero e non costuito.
Il nostro problema principale è ammettere l'errore. C'è chi lo corregge ma non lo purifica dell'errore inquinandone l'informazione
che viene presentata al pubblico. C'è anche un processo che si è creato negli anni, secondo il dictat "IO HO RAGIONE" che creano o
meglio formano dei gruppi, che alimentano se stessi. Ma non basta questo, occorre anche valutare, come questa notizia venga percepita
da chi l'acquisisce nel proprio modo di pensare, e come a sua volta venga riportata e divulgata. Io pongo nella fiducia un problema, quello di fidarci di qualsiasi persona, o del primo di turno che ci invia una notizia. Quindi la questione delle Fake News ha un legame intrinseco sulla fiducia delle persone.
Il problema dell'abuso sessuale è attualmente inserito in un ampio e articolato dibattito nazionale e internazionale, che pone il suo focus nella sfida, a che si costituisca un piano di interventi che possano efficacemente agire in duplice maniera, sulla tutela dei diritti del minore e della riduzione del fenomeno. L’abuso sessuale sul minore viene definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità,WHO Consultation on Child Abuse Prevention (consulta per la prevenzione sull’abuso di minore 1999) come “il coinvolgimento di un minore in attività sessuali, che non possono comprendere
pienamente e a cui sono incapaci di dare un consenso informato, per le quali il bambino non possiede requisiti tali dal punto di vista dello sviluppo e che di conseguenza violano le leggi o i tabù della società”. Dagli abusi sessuali su minorenni ne deriva il termine “pedofilia” che indica una perversione sessuale e/o erotica nei confronti di bambini ed è inserita all’interno del DSM (manuale diagnostico dei disturbi mentali) nel gruppo
delle cosiddette “parafilie” È importante fare una distinzione fra pedofili e persone che molestano bambini e che generano
i cosiddetti abusi sessuali su minorenni. I primi, infatti, soffrono di un disturbo psichico ma non è detto che debbano per
forza commettere condotte illecite; i secondi, invece, sono individui che commettono i cosiddetti abusi sessuali su minorenni e quindi nei confronti di bambini, ma non sono affetti dalla patologia.
Don Fortunato Di Noto presbitero italiano, una laurea in filosofia teologica e storia della chiesa, fondatore dell'Associazione Meter, pone l'attenzione sul fatto che il problema degli abusi affonda radici profonde. Il problema oggi è stato portato alla ribalta anche mediaticamente, ma l'abuso è sempre esistito sostiene Di Noto. Attualmente si sta prendendo consapevolezza di quanto noi abbiamo coscienza di esso, non solamente nell'ambiente Ecclesiale, ma globalmente nella società italiana così come in quella europea e oltre oceano. L'ascolto sostiene il presbitero, è un atto di obbedienza verso la persona che decide di mostrarsi senza "veli", raccontandoci la sua storia, "ciò che gli è stato stappato alla sua vita". Papa Francesco utilizza queste parole
<< L'abuso è un omicidio psicologico >> in quanto l'atto vile, violento, inflitto ne pregiudica ogni tipo di sentimento, conducendolo in un isolamento interiore privo di parola, in casi estremi al suicidio. << Il mio sogno è che le vittime non si nascondano più, che ci facciano vedere chi sono, e i "carnefici" abbiano il coraggio non solo di identificarsi, ma anche di ammettere la propria colpa in un atto di conversione >>. La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla protezione dei minori dallo sfruttamento e dall’abuso sessuale, più conosciuta come Convenzione di Lanzarote adottata il 25 ottobre 2007, nasce dalla necessità avvertita dalla Comunità Internazionale, di approntare strumenti preventivi, normativi ed operativi più incisivi per la tutela dei minori contro i reati a carattere sessuale, obiettivi cardine individuati all’art. 1 nella Prevention Of Sexual Violence, Protection Of Child And Promotion Of International
Co-operation, cercando di contestualizzare il dato normativo all’interno di un tessuto sociale profondamente cambiato.
La paura controvertita anche dal coraggio di parlarne e di ascoltare un tema doloroso, complesso, un tema del quale si fa fatica a ragionare, rispetto a quelli scandali, che purtroppo ci sono e oltre i quali non si riesce mai ad andare, pone forte la volontà di arginarne tali conseguenze ed effetti, in quanto c'è anche una realtà di persone, di situazioni di intuizioni che permettono di superare la sofferenza. Tra la paura e il coraggio ci sono tante cose, c'è l'ascolto, c'è la delicatezza, la pazienza, la prudenza, ma in particolar modo la testimonianza. La Dr.ssa Griffini coordinatrice generale del "Progetto Safe - Educare e accogliere in ambienti sicuri",
psicologa specializzata in clinica e terapia di coppia, psicologia forense, intervistata da Alessandro Zaccuri Università Cattolica Sacro Cuore pone una forte impronta sociale e giuridica sulla delicatezza del tema e anche sulla sua gravità. Gravità non intesa solo giuridicamente, ma una gravità morale e spirituale. << Non ho potuto avere giustizia, ma a me è stata offerta la possibilità' per una seconda ulteriore rinascita >>. E' importante dice, saper tenere assieme il percorso della ricerca e della giustizia della verità,
anche con il percorso di rinascita che una vittima, a prescindere deve attraversare. Quindi, non solo un trauma sotto il profilo clinico, ma anche un reato sotto il profilo giuridico. Per chi è credente, è un'attentato alla fede. << Se l'abuso isola già in sé e per sé, immaginiamo un abuso dentro un ambiente Ecclesiale che per sua natura è chiamato alla prossimità >>.
In tale e mutevole scenario, occorre prestare attenzione a quei piccoli segnali, cosiddetti "campanelli d'allarme" che possono esser riconosciuti ed individuati per tempo e che costituiscono una vera e propria arma di difesa e prevenzione. Il campanello d'allarme non è sinonimo di fatto accaduto, ma identifica o meglio ne segnala e quindi impone un'azione di verifica. Ne consegue che un comportamento non adeguato, "sospetto", grazie a tale segnale, può esser gestito e istruito affinché non diventi fonte di trauma. La Griffini sostiene che questo segnale può accomunare sia la possibile vittima, che il possibile esecutore di reato.
<< Tutelare un minore significa indirettamente, tutelare anche l'autore. Infatti anticipando lo sfociare di quel comportamento in un reato, permette di evitare che un bambino possa avere delle conseguenze o dei danni, evitando che quella persona possa perdere la propria identità di essere generativo >>.La tutela dei minori e delle persone vulnerabili fa parte integrante del messaggio evangelico che la Chiesa e tutti i suoi membri sono chiamati a diffondere nel mondo. Cristo stesso infatti ci ha affidato la cura e la protezione dei più piccoli e indifesi. Abbiamo tutti, pertanto, il dovere di accogliere con generosità i minori e le persone vulnerabili e di creare per loro un ambiente sicuro, avendo riguardo in modo prioritario ai loro interessi.
L'informazione declinata al femminile. Donne che si
sono affermate nel settore del giornalismo nazionale e internazionale, perseguendo quell'indole di caparbietà, professionalità, sensibilità che da sempre denota la loro natura. Hanno lasciato la Sardegna per operare attraverso canali e strutture differenti, dalla carta stampata, alla radio e alla televisione. Lucia Capuzzi del quotidiano l'Avvenire,
Carla Frogheri del giornale Radio Rai, Mariangela Pira
Sky News 24, Elvira Serra del quotidiano Corriere della Sera.
Tutte con una storia alle spalle: Lucia Capuzzi, innamorata dell'America Latina, si ritrova a lavorare proprio qui, per la redazione Esteri dell'Avvenire. Dopo una lunga traversia, trova a Milano l'occasione che le permette di approdare su Avvenire, grazie ad una sostituzione estiva. Il giornalismo non è mai stato una sua certezza o obbiettivo. Il suo desiderio era quello di fare ricerca come storica all'università. Successivamente la maturazione professionale la porta alla passione per il giornalismo un connubio senza remore.
Carla Frogheri, ama definirsi, una nomade con la valigia pronta al fine di divulgare la notizia, il focus in qualsiasi zona dell'Italia, dandone ampio commento sulla radio. E' una donna del dubbio, convive con esso e lo vede un compagno col quale dialogare, confrontarsi al fine di migliorare la sua percezione sulle certezze. Ama mettersi in discussione anche sulla maniera di raccontare la notizia, che sia cruda come nel caso di uno stupro o che sia di cronaca. Ed è questo il punto di forza del genere femminile, quando la sensibilità e la coscienza dialogano al proprio interno mettendo in discussione ogni forma di razionalità umana, che pregiudica la genuinità della stessa. Il suo raccontare la notizia è per lei una sfida continua. Ama le sfide come sinonimo di miglioramento, non solamente nel semplice argomentare, ma nel fondere sentimento e razionalità che giungano dall'interno plasmandone l'argomento.
Elvira Serra, scuola di giornalismo Roma- Luiss Cronaca e costumi - grandi personaggi - 4 romanzi pubblicati.
Una linea comune, che ne avvalora la loro essenza, è quella del percorso fatto in maniera non semplice, ma con un avvicendamento rispetto ad un ambito prettamente maschile, in cui le donne si son fatte strada arrivando anche ad assumere ruoli apicali, come la Vice direttrice vicaria
(in gergo, colei che deve assumere le decisioni in caso di assenza del Vice-direttore), o la Vice direttrice.
Il cambiamento passa anche dall'interno ove è presente una diversa sensibilità per certi aspetti versatile. Il coraggio delle donne, sta anche in questo, nel manifestare un cambiamento, nel perseguire un obbiettivo, nel volere perseguire quella prospettiva di parità tra i generi. E tale argomento, non può eludere la violenza femminile, che spesso viene resa vulnerabile anche da quelle istituzioni preposte all'ordine e alla regolamentazione. Le donne in quanto tali, hanno la possibilità di fare la differenza, con quella sensibilità innata che tutte le accomuna e le distingue.
Mariangela Pira, inizia a farsi strada nel 2001 in Politica estera; ha avuto un trascorso a New York per il quale ha vinto un concorso nell'ANSA e due anni in Cina.
Il sogno di gioventù che diventa realtà e pochi dubbi sulla scelta. Lettrice pertinace nata e cresciuta come ama sottolineare nel "Sacro Fuoco" del giornalismo. La data del
19 Luglio 1982, giorno della strage di via D'Amelio, in cui perse la vita Paolo Borsellino insieme a 5 agenti della scorta tra cui la sarda Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta) è la scintilla che fa scattare in Mariangela la voglia di raccontare le cose. << L'esperienza acquisita allora, mi è utile ancor oggi, anche quando vado a fare la cooperante in Siria, volgendo uno sguardo curioso per tutti gli eventi che accadono e che determina un assorbire non solo la notizia, ma anche la situazione intrinseca del tessuto sociale >>.
L'economia nelle redazioni, rimane ancora oggi un ambito prettamente maschile, specialmente nella televisione. Di conseguenza i ruoli apicali ancora rimangono carenti di figure femminili. Il percorso risulta irto e lungo e sicuramente impegnativo. Se si prende poi in esame il ramo economico si nota la forte presenza di amministratori delegati, nella totalità uomini e la figura femminile ancora oggi subisce quel gap di genere, che non le permette di raffrontarsi in pari maniera ad un equivalente di genere maschile. Un esempio di figura femminile che ha avuto un ruolo apicale è stata quella di Angela Dorothea Kasner, coniugata Merkel, il cui atteggiamento professionale, forte, schietto ne ha determinato quel rispetto comunque dovuto, senza che ne fosse pregiudicata la sua natura di donna. Le donne dovrebbero far si, che tutte le loro potenzialità, intellettuali, umanitarie, professionali, la loro sensibilità, il loro amore, ma anche la loro fragilità, che spesso viene considerata un "handicap", siano quel "flusso plasmatico" con il quale costruire quella nuova figura di donna, che è già presente in se stessa, è intrinseca nel suo ego profondo, nel suo animo e deve solo venir fuori, non secondo la "TABULA HOMINES" ma con la "VIRES VIRI" purificato del suo protervo-tracotante.
Il valore della famiglia è prodotto da tutti i suoi componenti, nei quali la famiglia uomo-donna, (oggi giorno il discorso è più articolato ed esteso) ha in se un rapporto di collaborazione, di unione, di rispetto vicendevole. Il mondo del giornalismo, ma non solo, in realtà è l'intera società e tessuto sociale, presenta una frenesia incontrollabile, tale che ogni situazione che sia lavorativa, che sia ludica, che sia di interesse, pregiudica il rispetto delle posizioni all'interno dell'ambito domestico. Pertanto l'esplicazione delle proprie capacità fisiche ed intellettuali, viene messa a dura prova, portando la persona ad ottimizzare i tempi rispetto al massimizzare qualitativamente il lavoro. Chiaro appare che, la struttura lavorativa in campo giornalistico, dati alla mano,
pone un sistema impernato sulla figura maschile, che per antonomasia risulta esser meno vincolato alle vicissitudini in ambito domestico. Pertanto come sostiene uno studio condotto dall'università di Award, la complementarietà delle competenze, (uomo e donna sono complementari di se stessi), produce un insieme di modello decisionale, operazionale, risolutivo, quasi perfetto, che colmerebbe le deficienze attualmente in essere, con un inutile perdita di tempo sulle varie gerarchie, o fenomeni di sessismo, ed ancora su una corsa carrieristica che non determina il valore della vita, ma la falcidia.
Come si fa a parlare di San Francesco D’Assisi senza essere mostruosamente banali?
"MANI BUCATE" di Giovanni Scifoni giunge in Sardegna per la 9° Edizione della Pastorale del Turismo, a Tortolì il 16 Agosto presso l'Anfiteatro Caritas e il 17 Agosto presso l'Area Fraterna di Siniscola, presentandoci la figura di San Francesco dal suo punto di vista.
Il più grande artista della storia, in grado di raccontare la storia di Dio con aberrante creatività, mostruosa teatralità e performatività del corpo. Ne narrerà la sua vita, discernendo le peculiarità per cui la sua persona ottiene una così immensurabile fama e uno charme capace di attirare anche chi non crede.
Se chiedo a un ateo anticlericale “dimmi un santo che ti piace” lui dirà: Francesco. Perché tutti conoscono San Francesco? Perché sono stati scritti decine di migliaia di testi su di lui? Perché è così irresistibile? E perché proprio lui? Non era l’unico a praticare il pauperismo. In quell’epoca era pieno di santi e movimenti eretici che avevano fatto la stessa scelta estrema, che aveva di speciale questo coatto di periferia piccolo borghese mezzo frikkettone che lascia tutto per diventare straccione?
Il monologo, orchestrato con le laudi medievali, musiche arrangiate e brani Luciano Di Giandomenico e gli strumenti antichi di Maurizio Picchiò e Stefano Carloncelli, si interroga sull’enorme potere persuasivo che genera su noi contemporanei la figura di Giovanni Bernardone chiamato Francesco, un sognatore, eroe e poeta e percorre la vita del poverello di Assisi e il suo sforzo ossessivo di raccontare il mistero di Dio in ogni forma, fino al logoramento fisico che lo porterà alla morte, dalla predica ai porci fino alla composizione del cantico delle creature, il primo componimento lirico in volgare italiano della storia, Francesco canta la bellezza di frate sole dal buio della sua cella, cieco e devastato dalla malattia. Nessuno nella storia ha raccontato Dio con tanta geniale creatività.
Prima serata della Pastorale del Turismo 2022, si apre il sipario con un argomento alquanto spinoso e controverso, quello titolato "Come liberare l'informazione dalla disinformazione? Sul palco dell' Anfiteatro Caritas di Tortolì, chiamati a dipanare tale connessione, il giornalista e saggista Massimo Franco e il Cardinale Matteo Maria Zuppi arcivescovo di Bologna e presidente della CEI italiana, intervistati da S.E. Antonello Mura vescovo delle Diocesi di Nuoro e di Lanusei. Franco fa emergere un status strutturale del sistema informativo, nel quale il digitale ha cambiato, mutato, trasfigurato il mondo dell'informazione, intaccandone il concetto di imparzialità e il concetto di democrazia formativa, alimentando quella branca della disinformazione sulla quale ruotano tante notizie prive di fondamento, che rischiano di manipolare l'opinione pubblica, intaccando il principio di democrazia. Aggiunge ancora Franco, "qual è l'imparzialità per un giornalista, che trovandosi ad operare in contesti quali i vaccini e i no vax, la propaganda della guerra in Ucraina e l'argomentazione della guerra e dando voce a tutti, si trova a dover conciliare la tendenza all'obiettività con una realtà totalmente spiazzante. Questa imparzialità, in alcuni frangenti, rischia di diventare distorsione della realtà".
Riprendere ad ascoltare, questo deve essere l'alternativa, secondo Massimo Franco, atta a superare un limite posto da questo "profluvio di informazioni digitali", che sono l'espressione dell'auto referenzialità. Il digitale impone un suo autoritarismo, non rappresentando quella classe di popolazione che ha in dote un pensiero differente. Il Cardinale Zuppi, ragiona sul modo in cui ancora la Chiesa, utilizzi un linguaggio ed un lessico che definisce "Ecclesialese", ancora discostante rispetto allo spettro di ascolto dei fedeli cattolici o laici, ma in via di trasformazione grazie agli insegnamenti che Papa Francesco offre all'intera comunità mondiale. Alla provocazione posta da S.E. Antonello Mura ai due interlocutori, in merito a un contesto specifico nel quale la disinformazione abbia prodotto maggiori conseguenze, Franco risponde, citando "le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, che hanno destabilizzato un intero territorio, con un conflitto, che si è rivelato ingiusto" e cita anche la guerra in Ucraina ove "l'invasione Russa, non può essere ritenuta un operazione militare speciale".
Franco punta il dito su una disinformazione dell'intero mondo occidentale, ove la manipolazione dell'opinione pubblica, riesce a far breccia sulla realtà dei fatti, eludendo le menti che in un contesto di smarrimento, accettano e sottoscrivono tale disinformazione, probabilmente dovuta ad una crisi delle istituzioni legittimate a dare informazione. Il Cardinale Zuppi ragiona sul fatto che la disinformazione, riferendosi "al nodo abusi", faccia passare la giustizia a giustizialismo oppure ad opacità in un brevissimo lasso di tempo. "Ma occorre sempre vedere il contesto nel quale vi sia tale passaggio, in quanto ad una enfatizzazione dei toni, corrisponde una costrizione verso un giustizialismo, che risulterebbe esser ingiusto e polarizzante". Altro significato assume la disinformazione così definita "di consumo", cioè creata secondo scopo, utilizzata in varie situazioni e scenari della vita pubblica ed atta a produrre "rumors" che risultano esser coercitivi, rispetto ad altre notizie. Il nodo rimane, il come liberare l'informazione dalla disinformazione prelude al fatto di un' analisi attenta delle rispettive origini identitarie e al conseguente discernimento di informazione da disinformazione.
Situazione questa complessa, in quanto trattasi di due facce della stessa medaglia utilizzando un eufemismo, ma in se intrinseche in origine, che contengono al loro interno elementi quali il "concetto", "l'idea", l'essenza di quel qualcosa che origina la notizia o il racconto, ove è contenuta la conoscenza o meglio l'esperienza dei fatti. L'estrinsecazione di tali elementi da questo insieme, ha una connotazione soggettiva, che pertanto vizia all'origine tali circostanze, e poiché queste ultime sono il primo punto da prendere in considerazione, per capire se la informazione o la disinformazione nasca da un'incomprensione involontaria del ricevente del messaggio, o volutamente distorta dall'emittente, esse stesse sarebbero oggetto di dubbio o dovrebbero esser ripulite da una condizione soggettiva.
Tutto è pronto per la nuova edizione della Pastorale del Turismo 2022.
La data della conferenza stampa, che anticipa i temi e gli ospiti di questa ottava edizione, è fissata per il 29 Luglio a Tortolì presso il nuovo Auditorium Fraternità, struttura di nuova concezione, che verrà inaugurato per l'occasione.
L'ufficialità sui nomi di spicco di questa nuova edizione, arriverà con la presentazione ufficiale della conferenza stampa. Interverranno, oltre al vescovo di Nuoro e di Lanusei, Antonello Mura, i responsabili dei rispettivi uffici diocesani di pastorale del turismo, don Alessandro Fadda per quella nuorese e don Pietro Sabatini per la diocesi di Lanusei; il direttore della Caritas ogliastrina, don Giorgio Cabras, il giornalista e scrittore Giacomo Mameli, il video maker Vincenzo Ligios. A coordinare la conferenza, il direttore del mensile diocesano “L’Ogliastra”, Claudia Carta.
Otto anni, un legame intrinseco, che unisce Chiesa e territorio, che va oltre l'immaginabile, il prevedibile, che non avverte segnali di stanchezza o di logorio. Il Covid è ormai un ricordo, ha creato nuovi stimoli, nuove speranze per rimettersi in giuoco, per ricreare nuove aspettative di crescita e di rivincita rispetto ad uno Status imposto tra il 2020 e il 2022.
Gli slogan di questi otto anni, segnano il tempo trascorso, l'evoluzione del progetto, la fiducia delle persone, che promuove la Pastorale come percorso di guida socio-culturale e religioso, unendo tutti in unico progetto comune, quello che avvalora le risorse del territorio e ne crea un volano attrattivo per l'intera provincia. “Osservare. Pensare. Progettare. Qual è la tua proposta?” è quello dell’estate 2022 negli appuntamenti del prossimo agosto presso gli spazi all’aperto dell’anfiteatro Caritas di Tortolì, e del nuovo palcoscenico costiero La Caletta di Siniscola.
Agosto è nel segno della Pastorale del Turismo.Due le diocesi impegnate, oltre a
quella di Lanusei, da due anni si aggiunta
anche quella di Nuoro e in questa settima edizione la Kermesse nata in Ogliastra
prende piede coinvolgendo ospiti di grande caratura e trattando temi di strettissima attualità dal respiro nazionale. Alcuni nomi di spicco di questa nuova edizione, con la conferenza stampa prevista per oggi 4 agosto, alle 10.30, nell’aula magna del Seminario regionale di Cagliari.
Interverranno, oltre al vescovo di Nuoro e di Lanusei, Antonello Mura, i responsabili dei rispettivi uffici diocesani di pastorale del turismo, don Alessandro Fadda per quella nuorese e don Pietro Sabatini per la diocesi di Lanusei; il direttore della Caritas ogliastrina, don Giorgio Cabras, il sovrintendente del Teatro Lirico di Cagliari, Nicola Colabianchi, il giornalista e scrittore Giacomo Mameli, il video maker Vincenzo Ligios. A coordinare la conferenza, il direttore del mensile diocesano “L’Ogliastra”, Claudia Carta.